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Pietro Pecorari
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Pietro Pecorari nasce il 25 gennaio 1935 da una tipica famiglia contadina di Selci-Lama, un paese dell'Alta  Valtiberina al confine tra Umbria e Toscana.

Ha iniziato a dipingere nel 1957 sollecitato dal prof. Gianni Angelini, direttore artistico della Perugina s.p.a.

 

"questa lettera cambiò la mia vita..."

 

Scrive Salvatore Di Bartolomeo :

"Wanda Papini, una eclettica, poliglotta, sensibile all'arte e raffinata, ha saputo dare alla sua nuova galleria Arno in via della Vigna nuova, un indirizzo rigoroso e ben preciso, che a Firenze è tra le migliori. Alle rassegne di (...) ha aggiunto quella di Pietro Pecorari (...). Sembra incredibile, ma quest'uomo dall'aria timida e dimessa possiede una carica interiore "diabolica" (...). Forte di una tecnica eccezionale, Pecorari spazia nelle visioni fantastiche del surrealismo, ma di una "purezza" e "semplicità spirituale" a dir poco sorprendenti. Il tessuto grafico, con i particolari effetti di colorazione, sembra una favola arabescata concepita nella terra del Clitunno"

(21 marzo 1969-Napoli  Notte)

 

Nel giugno del 1980 Pietro espone ancora a Firenze, alle Logge Rucellai:

"Pecorari è un artista che difficilmente trova collocazione tra le correnti poichè metterlo tra i naif è come ignorare la grande importanza che dà alla costruzione pittorica"

(Il Messaggero di Roma)

 

Negli anni 80 espone anche  a Milano, presso il centro sperimentale di giornalismo. Qui Silvio Ceccato, affascinato dalle "stupende semplici cose", ha voluto proporre con un intervento introduttivo, l'opera dell'artista valtiberino agli studenti del corso di giornalismo.

 

Siamo nel 1985 e Fabrizio Dentice, critico d'arte per L'Espresso scrive:

"La sua pittura, che trovo interessante ed anche spiritosa, giocata per una metà nella carta del surrealismo e per l'altra su quella del puro divertimento (...)"

 

1988: Rita Valli, per lungo tempo insegnante presso l'accademia di Brera a Milano, scrive che i soggetti di Pecorari "esprimono con garbo le debolezze umane"

 

E ancora nel 1989 scrive con straordinaria profonda intuizione Tommaso Paloscia:

"Pecorari, di fatto,

è solo in apparenza

un uomo semplice e disarmato...

...covando egli nell'intimo

tutte le aspirazioni di un pittore della

nostra epoca

e soffrendo il travaglio delle

apprensioni drammatiche suscitate

dalla contemporaneità

con i suoi travolgimenti sociali,

politici, culturali (...) .

 

Pecorari piace per tutte queste cose che nell'insieme rappresentano la sua personalità artistica."